Attività della Fondazione Marco Fodella

Università degli Studi di Milano - Fondazione Marco Fodella

1497 - 1997

Simposio internazionale su Francesco da Milano
nel quinto centenario dalla nascita

23 - 24 ottobre 1997
Milano, Italia

 

Indice

Programma del simposio

Recensione del concerto

Commenti sul simposio:
Mariagrazia Carlone
Christopher Wilson (in inglese)
Lucas Harris (in inglese)


Nicoletta Sguben, Amadeus, Dicembre 1997:

Milano, una sera d'autunno dentro una chiesa. Fuori impazza la città con la sua corsa frenetica, i suoi rumori e il suo grasso divertimento. Dentro la basilica il tempo s'è fermato, il rumore non osa varcare la soglia del luogo sacro e il divertimento coincide con l'atteggiamento interiore dei presenti: un pubblico che vuole ascoltare. Si dirà che il pubblico di tutti i concerti vuole ascoltare. E' diverso: la platea di cui stiamo parlando, quella che numerosissima è intervenuta al concerto di chiusura del terzo ciclo della Fondazione Marco Fodella, voleva ascoltare con una disponibilità tutta speciale ad assumere dentro a sé la musica del concerto. Musica di grande effetto e di sicuro richiamo, si penserà. No, musica di rarissimo ascolto, sussurrata da un liuto che sembrava suonare per se stesso più che per gli spettatori. Eppure l'ascolto era tesissimo, il silenzio assoluto, e la voglia di entrare in quella musica solitaria palese come una dichiarazione. Piccoli miracoli come questo accadono se ci sono almeno due ingredienti: un grande compositore e un bravo interprete. Il primo era Francesco da Milano, fulcro dell'intera rassegna ideata dalla Fondazione Fodella nonché oggetto di studio del simposio internazionale che ha avuto luogo all'Università Statale, in occasione del quinto centenario della nascita del compositore rinascimentale. Il secondo era Paul Beier, sensibilissimo liutista americano, ormai da anni in Italia, che ha interpretato i Ricercar del Libro Primo - raccolta all'epoca famosissima, tanto da aver conosciuto più ristampe - come se stesse suonando in uno studiolo cinquecentesco: appartato a interrogare le sublimi, rapsodiche pagine di Francesco. Un atteggiamento solipsistico che non si deve confondere con altezzoso. Piuttosto, è la dimensione riservata del "Divino" liutista che Beier ha esaltato, come rapito dalla spiritualità contemplativa dei Ricercari e dalla loro pensosa concentrazione. Un concerto così ci ricorda che non solo ciò che luccica sotto i bagliori del facile effetto della popolarità può interessare il pubblico. Un interesse che qui era autentica malìa.

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Mariagrazia Carlone:

"Perché un simposio su Francesco da Milano?"

Forse la risposta migliore l'hanno data le cinquecento persone che hanno partecipato in San Nazaro la sera del 23 al concerto di Paul Beier sulle musiche di Francesco, conclusivo del ciclo iniziato il 2 ottobre, logico e indispensabile complemento al Simposio: perché le ricerche musicologiche hanno un senso se portano a conoscere meglio la musica del passato, e a farla eseguire oggi. Il pubblico di Milano è stato straordinariamente numeroso, sorprendentemente vario e ugualmente entusiasta per un repertorio che si è rivelato - forse, per alcuni, inaspettatamente - attuale e affascinante.

    Torniamo al Simposio, tra i più importanti svoltisi quest'anno in Italia, sia per la rilevanza dell'argomento, sia per la partecipazione dei maggiori studiosi di Francesco da Milano, le presenze più significative essendo quelle dei due "grandi vecchi" Arthur Ness e Harry Colin Slim: autore, il primo, della prima edizione critica completa delle opere di Francesco da Milano (pubblicata nel 1970 dalla Harvard University Press:The Lute Music of Francesco Canova da Milano, Cambridge, Mass., 1970), che vedrà tra poco una riedizione aggiornata alla luce delle ultime scoperte, e, il secondo, del primo studio moderno veramente approfondito sulla vita e l'opera di Francesco.

    La domanda iniziale è stata posta retoricamente da uno dei relatori, Franco Pavan, che negli ultimi anni ha scavato negli archivi facendo interessanti scoperte, e che nel suo intervento ha fatto il punto sulle conoscenze attuali riguardanti sia la vita di Francesco, sia l'attività liutistica milanese e romana dei primi trenta-quarant'anni del Cinquecento. Il liuto allora era lo strumento principe, che "qualunque omicciuolo" si provava a strimpellare ma soltanto pochi virtuosi sapevano davvero suonare con arte: uno di questi era Francesco da Milano, concordemente riconosciuto dai suoi contemporanei come l'apice della perfezione e per questo accaparrato dai potenti (tre Papi e due cardinali, almeno). La vita di Francesco si svolse prevalentemente a Roma, ma permangono alcune zone oscure della sua vita: una delle proposte più intriganti, avanzate in via puramente ipotetica al Simposio, è stata quella di Dinko Fabris, che ha trovato tracce di un "Francisco de Milano" nientemeno che a Barletta. Potrebbe trattarsi del nostro musicista, che iniziò la sua carriera come ecclesiastico, e che rimase sempre legato a quegli ambienti anche se, ad un certo punto della sua vita, passò al fratello canonicato e prebende per tornare al "secolo" - e sposare, poco dopo, una nobile e ricca dama milanese.

    La fama di Francesco, già amplissima durante la sua vita (era chiamato il "divino"), crebbe ulteriormente dopo la sua morte, avvenuta nel 1543. Il suo nome venne citato nelle fonti più disparate fino a diventare un simbolo del liuto, e forse anche la sua immagine (veicolata da ritratti più volte ricopiati) perdurò come una sorta di icona del liutista ideale: un'indagine sulle possibili immagini di Francesco e sui loro eventuali luoghi di committenza è stata da me presentata, partendo dall'unico ritratto abbastanza certo del musicista, quello raccolto da Federico Borromeo per la sua galleria di uomini illustri all'Ambrosiana. Anche Colin Slim ha presentato una ricerca iconografica, a proposito delle numerosissime redazioni di un quadro di Bartolomeo Veneto degli anni '20 del Cinquecento, che raffigura una giovane donna intenta a suonare il liuto e in cui compare la partitura di un semplice brano, forse uno schema di danza. Almeno sei copie di questo dipinto erano a Milano, ad ulteriore prova (se ce ne fosse bisogno) dell'amore per questo strumento e per la musica strumentale nella città degli Sforza.

    William Prizer ha presentato un manoscritto conservato a Firenze, ma probabilmente di origine milanese, che documenta il gusto per le canzoni d'amore dei giovani nobili (tra cui il duca Massimiliano Sforza, rinomato per le sue nottate gaudenti). Spia certa della risonanza non soltanto italiana, ma europea di Francesco è la straordinaria diffusione delle sue musiche in fonti a stampa e manoscritte: Henri Vanhulst ha presentato la situazione riguardante la Francia e i Paesi Bassi, attraverso le stampe di Pierre Phalèse, che occupano circa un trentennio e che erano destinate al pubblico colto delle Università, mentre Fabris ha posto l'accento sulla fioritura di una tradizione liutistica napoletana e pugliese che potrebbe, forse, spiegarsi con un soggiorno del giovane Francesco. Degli effetti della musica di Francesco da Milano nell'ambiente fiorentino si è occupato particolarmente Philippe Canguilhem, attraverso l'analisi dei passi dedicati al "Milanese" da Vincenzo Galilei, padre dello scienziato Galileo, nel suo celebre trattato Il Fronimo. Galilei voleva insegnare ai liutisti come intavolare per liuto la musica vocale: proprio in quest'arte era stato "eccellentissimo" il "dotto" Francesco, che veniva indicato quindi come modello ideale. Victor Coelho ha portato alle estreme conseguenze questa idea, proponendo provocatoriamente che uno dei più noti (attualmente) brani di Francesco, che compare in fonti postume, sia invece il frutto di una imitazione del suo stile da parte di uno sconosciuto compositore più tardo: inevitabile il dibattito, vivace, a cui hanno partecipato anche alcuni dei liutisti presenti in sala. Tutto il Simposio, comunque, lontano dal presentarsi come un'arida successione di monologhi, è stato caratterizzato dalla viva partecipazione e da un proficuo scambio di idee. Certamente la conoscenza di Francesco da Milano e del suo tempo ne è stata accresciuta: attendiamo ora la pubblicazione degli Atti.

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Programma  

  
Giovedì 23 ottobre 1997  
Aula Magna dell'Universita' degli Studi di Milano  
 
10:30-11:00  Messaggi di saluto ai convenuti dell'Assessore in rappresentanza del Sindaco di Milano e del Rettore dell'Università degli Studi di Milano 

Apertura dei lavori: 
Prof. Francesco Degrada, Direttore dell'Istituto di Discipline Musicologiche e dello Spettacolo dell'Università degli Studi di Milano 

11:00-13:00 Mariagrazia Carlone, Italia  
Immagini di Francesco da Milano

H. Colin Slim, USA   
Bartolomeo Veneto (ca. 1480-1531), pictoris mediolanensis: Repliche della Liutista di Brera (1520)

15:00-17:00 Franco Pavan, Italia   
Francesco Canova fra Milano e Roma: nuove acquisizioni biografiche e stato attuale degli studi 

Arthur J. Ness, USA   
Le fonti della musica di Francesco da Milano

17:30-19:30 Philippe Canguilhelm, Francia   
Francesco da Milano tra mito e modello: il caso di Vincenzo Galilei 

Victor Coelho,Canada   
La reputazione di Francesco da Milano: storiografia, revival, e 'La Compagna'

21:00-22:30 Concerto: Paul Beier - liuto rinascimentale 
"Intavolatura di Liuto del Divino Francesco da Milano" 
Basilica dei SS. Apostoli e Nazaro Maggiore 

 

  Venerdì 24 ottobre 1997  
Aula Magna dell'Universita' degli Studi di Milano   
 
09:00-11:00 William F. Prizer, USA  
Musica profana a Milano durante la giovinezza di Francesco Canova: il manoscritto Basevi 2441 della Biblioteca del Conservatorio di Firenze 

Dinko Fabris, Italia   
Francesco da Milano e i liutisti napoletani

11:30-13:30  Henri Vanhulst, Belgio  
La musica di Francesco da Milano nei libri di liuto pubblicati tra il 1546 e il 1571 da Pierre Phalèse